Sarà un mese rosa. Colore simbolico per eccellenza, è anche legato alla prevenzione dei tumori femminili. Secondo i dati AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), ogni anno in Italia 55.700 donne si ammalano di cancro al seno e oltre 12mila muoiono a causa delle forme più difficili da curare. Grazie alla diagnostica preventiva e a cure più efficaci, la prognosi di questa patologia è migliorata. Oncologi, medici, pazienti e sostenitori uniscono le forze per raggiungere risultati sempre migliori e ottobre è il mese dedicato a questo obiettivo. Abbiamo incontrato un'oncologa, un ricercatore e un'ex paziente oncologica per dare informazioni e fare sensibilizzazione su nuovi progetti e traguardi, e fornire ancora una volta i consigli di prevenzione. Perché se ci sono fattori di rischio non modificabili come il sesso, l'età e le predisposizioni genetiche, ce ne sono anche alcuni che lo sono. Non fumare, non bere alcolici, svolgere attività fisica costante, combattere l'obesità, seguire una dieta varia e bilanciata riduce, infatti, l'incidenza del tumore.
I NUMERI «In Italia il 30% delle neoplasie femminili è rappresentato dal tumore alla mammella che colpisce le donne in modo trasversale. Ma, tra 100 persone malate, una è un uomo. Attualmente l'incidenza di questa malattia cresce ogni anno dell'1%, sia perché la popolazione invecchia sia perché aumentano le persone che aderiscono agli screening. Questo significa che oggi circa 800mila donne hanno o hanno avuto un tumore al seno», afferma Paola Martinoni, chirurgo generale, senologa e fondatrice di Associazione Libellule Onlus (associazionelibellule.it). L'Italia è però anche lo Stato in assoluto dove si registra la percentuale più elevata di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi della malattia che corrisponde all'88% delle donne italiane malate.
L'ESPERTO VICINO Secondo Martinoni ogni donna deve avere, a partire dai 25 anni, un senologo di riferimento che annualmente le dia linee guida ad hoc e le spieghi come fare l'autopalpazione, strumento importantissimo per conoscere il proprio seno e capire quando ci sono cambiamenti. In linea generale da questa età si consiglia una visita senologica accompagnata da un'ecografia mammaria una volta all'anno perché lo scopo del senologo è intercettare il tumore quando è impalpabile e in fase iniziale, per avere maggiori probabilità di risposta alle terapie. A partire dai 40 anni viene aggiunta, sempre annualmente, una mammografia, che è un esame complementare all'ecografia. Questo significa che i due controlli, eseguiti nello stesso momento, garantiscono una diagnostica completa. Ci sono poi le risonanze con il mezzo di contrasto, ovvero indagini di secondo livello, che sono consigliate a seconda del tipo di seno, della familiarità e della genetica. In Italia le Regioni invitano le donne dai 50 ai 69 anni (in alcune si sta sperimentando la fascia dai 45 ai 74) a eseguire una mammografia ogni due anni. «Io consiglio di fare una mammografia aggiuntiva così da farne una ogni anno per prevenire le neoplasie di intervallo perché capita che un anno non si ha nulla e l'anno successivo si ha un tumore di un centimetro, che dopo due anni si è già esteso ai linfonodi», aggiunge Martinoni.
NUOVI TRATTAMENTI «Mi è stato diagnosticato il tumore al seno a settembre 2005. Ne ero quasi consapevole, sono insegnante di yoga e grazie al mio lavoro ho una conoscenza del mio corpo molto profonda. Ricevere questa diagnosi non è facile, soprattutto a 28 anni», ricorda Emanuela Sabbatini, che oggi di anni ne ha 46, ha una figlia ed è presidente della Onlus AFLIN – Filo di Luce India - che opera nell'ambito dei settori dell'assistenza sociale e sanitaria, favorendo l'istruzione e la tutela dei diritti delle donne e dei bambini che vivono nel subcontinente indiano. Dopo l'intervento è stata sottoposta a una chemioterapia che all'epoca era sperimentale, possibile grazie al lavoro dei ricercatori che avevano identificato per lei una nuova terapia, in seguito diventata pratica clinica. «È la dimostrazione di come la ricerca possa diventare cura per tutte le pazienti», spiega Emilio Bria, ricercatore e medico del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma e membro del Comitato Tecnico Scientifico di Fondazione AIRC. «Negli ultimi anni il trattamento per questa neoplasia si è arricchito di tre tipi di farmaci: ci sono quelli immunoterapici che aumentano l'entità della risposta al trattamento sistemico pre-operatorio e riducono il rischio di recidiva, poi quelli che inibiscono il ciclo cellulare, che utilizziamo in differenti fasi di malattia, che riducono il rischio di recidiva in donne con neoplasia operata ad alto rischio e che migliorano la prognosi in fase avanzata. Infine i farmaci a bersaglio molecolare impiegati nelle donne con alterazioni genomiche come la mutazione di BRCA, che migliorano la prognosi anche in fase precoce di malattia», conclude Bria.
LA SCIENZA I progressi della ricerca per la prevenzione e la cura del tumore al seno hanno portato all'88% circa la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, percentuale che può ancora salire. Per questo Fondazione AIRC, solo nel 2023, ha destinato oltre 14.5 milioni di euro a 139 progetti di ricerca su questo tema, in corso nei laboratori di istituti, ospedali e università in tutta Italia. Molti donatori e tante aziende nel mese di ottobre si attivano, prima tra tutte The Estée Lauder Companies Italia, che da nove anni ha scelto Fondazione AIRC come partner italiano della Breast Cancer Campaign (info nastrorosa.it). Associazione Libellule Onlus, invece, ha avviato una serie di progetti con aziende partner che devolvono parte del ricavato alla realizzazione di attività istituzionali.
2023-09-29T10:10:56Z dg43tfdfdgfd