"TANTO VALE CHE NE PARLO CON UN AMICO" LO STIGMA SULLA PSICOLOGIA DI 1 ITALIANO SU 3

Sono ancora molte le persone sicure di essere abbastanza forti da farcela da sole, che pensano che “tanto vale che ne parlo con un amico", che affermano di non avere bisogno di nessuno e che considerano l'andare dallo psicologo una cosa per deboli. Purtroppo queste convinzioni non sono altro che alcuni dei preconcetti più diffusi (ancora) oggi in Italia. Si tratta perlopiù di uomini che ritengono sbagliato mostrarsi fragili o vulnerabili e temono di ammettere di avere delle difficoltà per paura di essere giudicati. Fortunatamente le nuove generazioni sembrano soffrire molto meno di machismo ed essere al contrario molto aperte e a loro agio a mettersi in discussione per stare meglio. L’accesso alla terapia psicologica dovrebbe essere normalizzato e sarebbe auspicabile creare quante più occasioni possibile di dialogo, scambio e riflessione a riguardo. In occasione del mese dedicato alla consapevolezza della salute psicologica, maggio, abbiamo incontrato Danila De Stefano, CEO di Unobravo, per parlare delle motivazioni che spingono alcune persone a stare alla larga dagli psicologi e altre a decidere di affidarsi alla psicoterapia online, di vecchi tabù, di nuove tendenze e della campagna Undressed promossa da Unobravo che si articolerà in diversi momenti a partire dalla prima settimana di maggio per poi continuare con un evento aperto al pubblico il weekend del 27 e 28 maggio.

Cosa ti ha portato a fondare Unobravo?Sono una psicologa e, come mi piace sempre sottolineare, anche noi psicologi ci rivolgiamo ad altri professionisti per ricevere un supporto. Ne ho sentito il bisogno in varie occasioni della mia vita, una di queste è stata quando mi sono trasferita nel Regno Unito: ero arrivata da poco e sentivo la mancanza della famiglia e degli amici, dovevo integrarmi e abituarmi a vivere in un Paese molto diverso dall’Italia, e inoltre lavoravo in una clinica psichiatrica con ritmi di lavoro serrati e turni sia di giorno sia di notte. In quel momento, ho sentito la necessità di un confronto con un professionista, ma mi sono trovata di fronte a costi esorbitanti, inaccessibili per una ragazza di 24 anni al suo primo impiego, e a lunghe liste d’attesa. Io, però, avevo bisogno di un supporto tempestivo, non dopo mesi! Questa esperienza mi ha fatto comprendere come l’accessibilità alla terapia e al sostegno psicologico non fossero qualcosa da dare per scontato. Nel mio caso specifico, la scarsa accessibilità era dovuta alla mia condizione di expat, ma ci sono molte altre difficoltà con cui spesso, anche chi vive in Italia, si trova a scontrarsi. Per esempio, pensiamo a chi abita in periferia o ha ritmi di lavoro intensi, a chi ha figli piccoli e poco supporto, a chi non può permettersi costi elevati o ha problemi di mobilità. Tutte queste persone potrebbero, per motivi diversi, non riuscire mai ad avere accesso a un supporto psicologico. La psicoterapia è salute e la salute passa dal corpo così come dalla mente. Per me era inaccettabile che il benessere psicologico non fosse accessibile a tutti e volevo fortemente fare qualcosa per potere risolvere questo problema. Oggi la risposta sembra scontata: post-pandemia il digitale ha fatto passi da gigante e anche la psicologia online è una pratica ormai sdoganata. Nel 2018, però, gli psicologi che offrivano sostegno psicologico e psicoterapia online si contavano sulle dita di una mano: una di questi ero io. Lavorando in prima persona come terapeuta online, ho potuto constatare l’efficacia delle sedute da remoto e superare ogni scetticismo iniziale. Le sedute online non solo erano efficaci, ma permettevano di creare una solida relazione terapeutica e offrire al paziente un percorso più flessibile e facilmente accessibile, con costi più contenuti, maggiore flessibilità oraria e nessuno spostamento necessario. Funzionava! Dopo qualche mese, per poter far fronte alla domanda sempre crescente di pazienti, ho deciso di coinvolgere alcuni colleghi fidati. Insieme a loro, un core team che ai tempi contava nove psicologi, sono riuscita a dare vita a un progetto più strutturato e di ampio respiro. Così è nato Unobravo. Fin dalla sua creazione, Unobravo ha sempre avuto l’obiettivo di migliorare l’accessibilità ai servizi di benessere mentale, mantenendo, al contempo, alta la qualità delle terapie. Al fine di garantire l’eccellenza, mettiamo moltissima cura nella scelta degli psicologi e degli psicoterapeuti da inserire nel nostro team clinico. Inoltre, grazie al nostro questionario, facciamo sì che ciascun paziente venga assegnato al terapeuta Unobravo più adatto per problematiche, esigenze e personalità.

Parlando di benessere psicologico e richiesta di aiuto psicologico come si posiziona l'Italia in Europa?In Italia, la salute mentale e il ricorso alla terapia psicologica sono argomenti tutt’oggi avvolti da tabù e pregiudizi. Lo stigma è profondamente radicato nella società e nella cultura del nostro Paese e, per questo, è molto difficile da estirpare. Non si affronta abbastanza il tema della salute mentale o lo si fa in sordina, con vergogna e imbarazzo. Il ricorso alla terapia è spesso ancora associato alla cura di gravi disturbi e patologie e sono moltissime le persone che, pur vivendo una condizione di disagio e sofferenza, esitano a chiedere aiuto e aspettano di raggiungere il limite prima di rivolgersi a un professionista. Rispetto ad altri Paesi europei, in Italia non c’è ancora una vera e propria cultura del benessere a 360°, c’è poca consapevolezza di quanto sia importante prendersi cura della propria mente e mancano politiche di prevenzione adeguate. Fortunatamente, negli ultimi anni, anche a seguito della pandemia e all’introduzione del Bonus Psicologo, si sta registrando un crescente interesse verso i temi di salute mentale e sono sempre di più le persone che hanno iniziato a coltivare non solo il proprio benessere fisico, ma anche quello psicologico. Decidere di intraprendere un percorso con il supporto di un esperto non deve essere visto come un fallimento, ma come un gesto d’amore verso se stessi e un’opportunità per conoscersi più profondamente e stare meglio. Per fortuna stiamo osservando una sempre crescente richiesta e una cultura sempre più aperta: le persone finalmente iniziano a comprendere e, di conseguenza, apprezzare il ruolo dello psicologo, soprattutto le nuove generazioni.

Quali sono le problematiche principali che vogliono affrontare/risolvere i vostri pazienti?Sono sempre di più coloro che scelgono di beneficiare della consulenza di un esperto della salute mentale non solo per superare un momento difficile, ma anche, più in generale, per migliorare la qualità della propria vita. Le motivazioni che spingono le persone a decidere di affidarsi a Unobravo sono tra le più disparate. Oltre il 67% delle quasi 300mila persone che, nel corso del 2022, si sono rivolte a noi lo ha fatto mosso dal desiderio di sviluppare maggiore autostima, elaborare nuove chiavi di lettura e acquisire più consapevolezza, fiducia e sicurezza. Quasi due italiani su tre si sono, invece, affidati a Unobravo per problemi legati all’ansia o allo stress. Anche le difficoltà relazionali sono molto diffuse: sono tantissimi, infatti, coloro che non riescono a vivere con serenità la propria sfera affettiva e lamentano difficoltà nel relazionarsi con partner, figli, familiari o amici. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che la pandemia e i vari lockdown hanno contribuito ad acuire alcuni disagi preesistenti e a farne emergere di nuovi. Le esperienze che abbiamo vissuto negli ultimi anni hanno influenzato profondamente ciascuno di noi ed è assolutamente normale nutrire ancora alcune ansie, timori o preoccupazioni. Qualsiasi sia il motivo per cui sentiamo il bisogno di rivolgerci a uno psicologo, un percorso di terapia non può che contribuire a migliorare il nostro benessere mentale, fisico ed emotivo e apportare immensi benefici alla nostra vita.

Qual è il target dei pazienti che si rivolge agli esperti di Unobravo?L’età media di coloro che si affidano a Unobravo è di 33 anni, un target più giovane rispetto a quello dei pazienti che fanno terapia in presenza, che è mediamente sui 40 anni. Grazie all’online, che ci ha permesso di rendere i percorsi psicologici più accessibili e maggiormente flessibili, siamo riusciti a raggiungere moltissimi giovani. Ciò è stato possibile anche attraverso i social network, con cui abbiamo potuto amplificare il nostro messaggio, renderlo più capillare e influenzare, così, la cultura del nostro Paese, andando a sdoganare e normalizzare sempre di più il tema del ricorso alla terapia. Negli ultimi anni stiamo, infatti, vivendo un importante cambiamento: lo stigma si sta progressivamente dissolvendo per dare spazio all’accoglienza emotiva, in tutte le sue forme. Artefici di questa rivoluzione gentile sono stati in larga parte proprio i più giovani, in particolare la Gen Z. A differenza delle generazioni precedenti, la Gen Z si sta dimostrando più aperta al confronto e al dialogo, meno impregnata di pregiudizi e più capace di dare voce ai propri pensieri, emozioni e stati d’animo.

Qual è il target restio ad appoggiarsi alla vostra piattaforma e in generale a un supporto psicologico?Quello della salute mentale è un argomento di cui, anche solo fino a cinque o dieci anni fa, non era possibile parlare liberamente. Negli ultimi anni si sta, però, registrando un cambiamento di rotta importante: si sono intensificati i dialoghi sul tema, lo stigma si sta lentamente dissolvendo, c’è maggiore apertura verso il ricorso alla terapia e più propensione a prendersi cura della propria salute mentale. Un segnale importante, confermato anche dalla recente indagine che abbiamo condotto con il supporto di YouGov: ben nove italiani su dieci si dicono aperti alla psicoterapia e quattro su dieci dichiarano di avere già intrapreso un percorso con un professionista o di averlo concluso. Ovviamente, la strada da percorrere è ancora tanta: lo stigma è difficile da estirpare e dovrà passare altro tempo prima che il ricorso alla terapia psicologica diventi una pratica del tutto accettata e normalizzata. Alcune persone, soprattutto coloro che appartengono alle generazioni più adulte, mostrano ancora titubanza nei confronti della psicoterapia o delle sedute online. Purtroppo, per tantissimi anni siamo stati figli di una cultura machista, dove dovevamo essere sempre forti e sempre performanti, senza spazio alla vulnerabilità. Al contrario, come già detto prima, c’è decisamente maggiore apertura da parte dei giovani. Crediamo, e ovviamente ci auguriamo, che questo gap generazionale possa andare a ridursi progressivamente con il passare degli anni.

Quali sono i maggiori tabù e le principali paure che portano ancora molti individui a non chiedere aiuto?Lo stigma e i pregiudizi costituiscono sicuramente una barriera e un freno per molti. “Sono abbastanza forte da farcela da solo”, “tanto vale che ne parlo con un amico”, “non ho bisogno di nessuno”, “lo psicologo è per deboli”, sono solo alcuni dei preconcetti più diffusi. C’è, inoltre, ancora molto machismo, soprattutto tra gli uomini: ci si vergogna o si pensa che sia sbagliato mostrarsi fragili o vulnerabili e si ha timore ad ammettere di avere delle difficoltà per paura di essere giudicati. Nella mia esperienza, ho potuto notare come nei Paesi anglosassoni l’approccio sia diverso. Questo anche grazie a campagne di sensibilizzazione pubbliche che incoraggiano le persone a segnalare eventuali disagi e a chiedere aiuto, con naturalezza e senza vergogna. Affinché si possa finalmente abbattere lo stigma e normalizzare l’accesso alla terapia è necessario portare l’attenzione sull’argomento e creare quante più occasioni possibile di dialogo, scambio e riflessione.

In cosa consiste la campagna Undressed?

Maggio è il mese dedicato alla salute mentale. Un’occasione preziosa, per noi di Unobravo, per creare nuovamente momenti di dialogo e di sensibilizzazione sul tema. Con Undressed, una campagna che non si esaurisce in un giorno, ma che si snoda durante tutto il mese di maggio, vogliamo guidare le persone in un percorso a più tappe verso il raggiungimento di un maggiore benessere psicologico. Liberarsi dei pregiudizi è il primo passo che ciascuno di noi deve compiere per potere acquisire più coscienza di sé. Con il lancio del profilo Instagram @undressedexperience e l’attività di guerrilla nelle strade di Milano, abbiamo voluto puntare i riflettori sui pregiudizi e sui cliché legati alla salute mentale e alla terapia tutt’oggi ancora più largamente diffusi. L’intento era di incoraggiare le persone a spogliarsi delle barriere e guardarsi dentro, con onestà, consapevolezza e senza vergogna. Durante la seconda parte della campagna, il messaggio da collettivo diventa, invece, individuale e intimo. Con Undressed experience, un evento aperto al pubblico e altamente interattivo, vogliamo rivolgerci al singolo individuo e invitarlo a “mettersi a nudo”. Come? Dando voce, attraverso la registrazione di un audio-messaggio, ai propri pensieri, stati d’animo ed emozioni. Oltre a dare vita a una vera e propria room esperienziale in Largo la Foppa a Milano il 27 e 28 maggio, abbiamo pensato anche a coloro che non vivono nel capoluogo lombardo. Proprio dalla volontà di rendere la Undressed Experience davvero inclusiva e largamente accessibile, nasce il sito undressedexperience.it, dove, dal 27 maggio al 10 giugno, sarà possibile registrare e condividere i propri messaggi vocali. Le frasi più emblematiche, raccolte sia durante l’evento fisico sia online, andranno, poi, a costituire un audio-racconto e dei contenuti social. Con questa iniziativa speriamo di potere contribuire, ancora una volta, ad abbattere lo stigma e a dare vita a un mondo più attento verso i temi di salute mentale. Spogliarsi dei pregiudizi e trovare il coraggio di “mettersi a nudo” non sono altro che il primo, ma imprescindibile, passo che ciascuno di noi deve compiere per potere acquisire maggiore consapevolezza di sé e raggiungere il pieno benessere psicologico.

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