IL «FILTRATO GLOMERULARE» AL LIVELLO MINIMO è UN SEGNALE DI PROBLEMI AI RENI?

Ho fatto alcuni esami per misurare la creatininemia e la stima del filtrato glomerulare: la prima è nei limiti bassi del range previsto; il filtrato glomerulare, per il quale non mi ero mai sottoposto a test, è 90 (rispetto al range 90-120). Alla mia età (62 anni) è da considerarsi ottimale oppure appena sufficiente?

Risponde Arrigo Schieppati, Centro di ricerche cliniche per le malattie rare, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS ( VAI AL FORUM)

La sua domanda è molto interessante ma è anche difficile risponderle, perché quello dell’interpretazione del filtrato glomerulare stimato (sigla eGFR) è un argomento piuttosto complesso da spiegare in poche parole. Ci proverò, sperando di non confonderle le idee. L’eGFR è un metodo introdotto alcuni anni fa negli studi clinici per monitorare periodicamente la funzione renale dei pazienti coinvolti nelle ricerche. Successivamente si è diffuso anche nella pratica clinica, in quanto si ritiene che sia in grado di dare una stima abbastanza fedele della funzione renale, in modo più accurato rispetto alla sola misurazione della creatinina serica e anche rispetto alla «clearance» della (che richiede la raccolta delle urine di 24 ore, pratica scomoda e a rischio di imprecisioni: ci si può scordare una volta durante il giorno di urinare nel bidoncino e il dato del volume raccolto - che entra in una formula - non è quindi corretto).

L’eGFR si calcola con una formula nella quale concorrono, oltre al valore della creatinina serica, il sesso e l’età. Mentre, come dicevo, un tempo era impiegato solo in ambito di ricerca clinica, ora il valore dell’eGFR viene automaticamente riportato nei referti di laboratorio quando viene eseguito il dosaggio della creatinina. Questo va bene, è un dato utile da conoscere. Quello che è più criticabile è che è invalsa la consuetudine di associare automaticamente alla stima dell’eGFR una categorizzazione in cinque classi di gravità crescente di . In realtà il valore dell’eGFR in sé non consente di stabilire se sia presente o meno una nefropatia; il suo valore tra l’altro può declinare fisiologicamente con l’età senza che vi sia una malattia renale in atto. Per esempio, a parità del valore di creatinina (mettiamo 0,9 mg/dL, che tutti i laboratori danno nel range di norma), un uomo sano a 40 anni ha un eGFR di 106, a 60 anni di 92, e a 80 anni di 80. In tutti e tre i casi il valore di eGFR è adeguato per l’età. Per stabilire se una persona ha una malattia renale non è sufficiente stimare l’eGFR, occorre valutare il contesto clinico generale, se vi sono fattori di rischio familiari e personali ed eseguire, oltre alla valutazione della funzione renale, un esame delle urine per individuare eventuali anomalie.

2023-05-28T07:58:24Z dg43tfdfdgfd