LA DENGUE, UN ALTRO REGALO DELLA CRISI CLIMATICA

Non solo caldo, anche zanzare. Cioè dengue e malaria. L’elenco dei rischi concreti e imminenti che il rallentamento della transizione ecologica sta causando si allunga. Li ha messi a fuoco l’European Climate Risk Assessment dell’Unione Europea sottolineando, accanto all’impatto sanitario delle ondate di caldo che l’estate porterà con sé, l’aumento del numero di persone esposte a malattie come malaria e dengue che hanno come vettore una specie che si trova perfettamente a suo agio mel pianeta che stiamo surriscaldando: le zanzare. Piccole ma letali, visto che uccidono molti più esseri umani dei grandi predatori.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha dato l’allarme dichiarando lo stato di allerta per vari Paesi dell’America latina: dal Perù al Brasile, dall’Argentina al Guatemala. In Italia si conta qualche centinaio di casi. C’è motivo di preoccuparsi?

“Al 31 dicembre 2023 in Italia si registrava un solo morto per dengue ed era una persona con altri fattori di rischio, quindi non parlerei di allarme”, risponde Giuseppe Ippolito, ex direttore generale della Ricerca e Innovazione di Sanità del ministero della Salute e docente di Malattie infettive alla Saint Camillus International University of Health Sciences di Roma. “Tuttavia esiste una preoccupazione legata agli effetti della crisi climatica che continua ad allargare l’areale di diffusione delle zanzare portatrici di malattie come la dengue, che l’anno scorso ha colpito più di 5 milioni di persone e ne ha ucciso 5 mila in 80 Paesi”.

La zanzara in questione, il principale vettore di diffusione della dengue, è la Aedes aegypti, anche se la malattia può viaggiare anche attraverso la zanzara tigre. “In Italia questa distinzione è importante perché i rischi collegati alla Aedes aegypti sono molto bassi, mentre la presenza della zanzara tigre è decisamente più importante”, continua Ippolito. “I posti in cui la zanzara egiziana, chiamiamola così, è stata segnalata sono le Canarie, le Azzorrre, il sud della Russia, anche l’Olanda e Cipro. Per questo l’Unione europea ha lanciato un programma di monitoraggio per tenere costantemente sotto controllo la situazione”.

Dunque in Italia oggi si può parlare di attenzione più che di allarme perché al momento non ci sono le condizioni per uno sviluppo endemico sia della malaria che della dengue. E per questo non è opportuno immaginare campagne massive di vaccinazione in Paesi direttamente non esposti al rischio. Tuttavia con il cambiare delle condizioni climatiche anche la situazione sanitaria è destinata ad avere un’evoluzione che va in direzione della crescita del rischio di contrarre una serie di malattie infettive. 

“Oggi in Italia la strategia giusta nei confronti della dengue è basata su misure individuali di protezione: uso di repellenti, zanzariere alle finestre zanzariere, vestire con colori chiari, calzini e maniche lunghe quando si va in Paesi a rischio. Oltre a prevenire la diffusione delle zanzare evitando, ad esempio, di lasciare acqua stagnante nei sottovasi”, ricorda Ippolito. “Non bisogna dimenticare però che tutti gli studi prevedono la possibilità di una ripresa della malaria nel Sud Europa. Un problema legato non solo al cambiamento climatico ma anche agli stili di vita. Le città sono bolle di calore in cui c’è una forte concentrazione di persone: è chiaro che si tratta di una situazione che favorisce lo sviluppo di malattie infettive e che richiede strategie di contrasto particolarmente efficaci”.

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