GIARDINI TERAPEUTICI: COSA SONO E QUALI SONO I BENEFICI SUI PAZIENTI RICOVERATI IN OSPEDALE

Nel 1984 lo svedese Roger Ulrich, professore di architettura sanitaria, si chiede se un paziente ricoverato in una stanza con vista sugli alberi, post operazione chirurgica, abbia una ripresa migliore di un altro paziente che trascorre la medesima degenza in una camera che affaccia su edifici di mattoni. La risposta, pubblicata sulla rivista Science, è affermativa: chi gode del paesaggio naturale viene dimesso prima e assume meno analgesici.

Molti anni dopo, con questo studio Ulrich diventerà il ricercatore più citato a livello internazionale nel campo della progettazione di quelli che oggi si chiamano giardini terapeutici. O meglio, healing gardens, spazi interni o esterni agli ospedali, ideati per migliorare la salute e il benessere delle persone. A sostegno della dottrina di Ulrich, due professori di psicologia a Cambridge, Rachel e Stephen Kaplan, definiscono la loro attention restoration theory, affermando non solo che il verde ha un potere rigenerante ed è un efficace antistress, ma anche che dopo aver trascorso tempo nella natura le persone si concentrano di più.

Giardini terapeutici: progettati per pazienti, caregivers e staff medico

«Da queste teorie precorritrici è nato il filone di progettazione degli healing gardens ospedalieri, che vengono ideati basandosi su solide evidenze scientifiche, non tanto per curare una specifica malattia, ma per contribuire allo stato di benessere generale delle persone in cura, semplicemente grazie al contatto con la natura. Sono pensati per i pazienti, ma anche per i loro parenti, i cosiddetti caregivers, che spesso hanno un carico emotivo importante da sostenere. Ricordo anni fa il progetto di una terrazza per i genitori che passavano gran parte delle loro giornate nel reparto di pediatria all’Istituto nazionale dei tumori di Milano», ha spiegato Giulio Senes, professore di progettazione del paesaggio all’Università degli Studi di Milano, in occasione del convegno

Giardini terapeutici: dagli Horti Simplicium agli Healing Gardens, promosso dall’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani e dall’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

«Negli ultimi dieci anni si è diffusa anche la progettazione di luoghi specifici per lo staff medico. Sono persone che vivono a stretto contatto con la sofferenza altrui, che si fanno carico di aspettative e speranze non sempre sopportabili. I livelli di stress a cui sono sottoposti sono elevatissimi e influenzano il loro lavoro. Uno studio del 2018 ha quantificato in cinque minuti la durata di una pausa di ristoro a contatto con la natura per la riduzione dell’incidenza di burn out nel personale sanitario».

I benefici dei giardini terapeutici negli ospedali

«Il potere terapeutico dell’healing garden», continua Senes, «si traduce per i pazienti nella possibilità di vivere un’esperienza attiva, come lavorare fisicamente la terra piantando fiori e ortaggi, oppure passiva, semplicemente guardando le piante o passeggiando nel giardino. Non è necessario l’intervento di alcun terapeuta». I benefici possono essere psicologici, cognitivi, sociali, fisici.

«Il verde è in grado di migliorare lo stato di salute, soprattutto in un contesto urbano inquinato, come quello delle grandi città in cui si trovano i principali ospedali, perché aiuta ad assorbire gli inquinanti, a ridurre la temperatura, l’umidità e il rumore ambientali», spiega Pier Mannuccio Mannucci, professore emerito di medicina interna all’Università degli Studi di Milano.

«Secondo una revisione di 103 studi osservazionali e 40 di intervento pubblicata nel 2018 su Environmental Research, l’esposizione al verde è anche in grado di ridurre la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, di aumentare il colesterolo buono, abbassando l’incidenza di diabete, nascite premature e patologie cardiovascolari».

I più famosi sono a Singapore, a Boston e vicino a Oslo

A livello internazionale, uno dei più maestosi healing garden si trova a Singapore, al Khoo Teck Puat Hospital, definito «un ospedale nel giardino e un giardino nell’ospedale», un edificio disseminato di piante in quasi tutti i suoi piani, che ricreano un ambiente simile a quello di un bosco, con il suono dell’acqua che scorre e il cinguettio degli uccelli.

Anche negli Stati Uniti ci sono casi esemplari, come la rooftop farm (la fattoria sul tetto) inaugurata nel 2017 al Boston Medical Center, 250 metri quadrati di verde accessibile ai pazienti per l’ortoterapia, con oltre 30 varietà di colture che poi alimentano le cucine e le mense dell’ospedale. Presso il Yale New Heaven Health a Trumbull, nel Connecticut, i pazienti in chemioterapia possono fare le infusioni in una veranda al sole tra le piante.

In nord Europa, invece, vicino al principale ospedale di Oslo c’è un’area boschiva in cui hanno costruito delle casette in legno in cui il paziente può ritirarsi con i familiari, sganciandosi dall’ambiente ospedaliero anche solo per un giorno.

«In Italia siamo ancora troppo incentrati sull’atto della cura e diamo poco peso al luogo in cui la terapia avviene», riprende Senes, «invece la ricerca conferma che l’ambiente in cui ci si cura ha una grande incidenza

sull’effetto del trattamento».

I giardini terapeutici in Italia

Alcuni ospedali hanno ereditato i “giardini dei semplici”

Se nel mondo gli healing gardens sono una realtà più concreta, in Italia si vive un po’ di rendita: alcuni ospedali hanno ereditato i “giardini dei semplici”, chiamati anche orti medici, che in epoca medievale servivano per produrre le erbe officinali destinate alle cure dei malati, come l’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, che ha creato un percorso botanico all’interno del quattrocentesco Chiostro delle Medicherie; mentre altri hanno modernizzato aree verdi risalenti agli anni Trenta, già progettati secondo l’idea che la componente verde potesse contribuire alla guarigione dei pazienti.

Ad Alessandria, il grande parco realizzato in epoca fascista all’ex sanatorio, oggi Centro riabilitativo polifunzionale Teresio Borsalino, è stato ripristinato diventando un giardino sensoriale, pensato per persone con disabilità fisiche e psichiche, con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di farmaci, l’insorgenza di problemi comportamentali e di rallentare il declino cognitivo in pazienti con paralisi, cecità, demenza e Alzheimer.

Anche l’Ospedale Morgagni – Pierantoni di Forlì ha ereditato un parco realizzato alla fine degli anni Trenta per fare da cornice al sanatorio per malati di tubercolosi. Gran parte delle piante è presente ancora oggi nel parco

dell’ospedale, esteso intorno a tutti i padiglioni: comprende oltre 700 esemplari, nella maggioranza cedri, e un lungo viale di lecci.

I nuovi progetti

Su circa 850 ospedali e strutture di ricovero e cura censiti in Italia, invece, soltanto il 5% (46, di cui 32 nel Nord) possiede un’area verde classificabile come healing garden. Il dato proviene da un censimento condotto nel 2018 dal gruppo di ricerca di Giulio Senes in collaborazione con la rivista tecnica sul verde pubblico Acer.

Il caso di Alba

Tra le novità più recenti, all’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, vicino ad Alba, hanno progettato delle aree verdi nel reparto di radioterapia e un giardino dedicato al reparto di psichiatria. «Qui i pazienti hanno la possibilità di ascoltare musica, leggere, giocare a carte e fare bagni di luce, che hanno un dimostrato effetto calmante», spiega ancora il docente di progettazione del paesaggio.

Il caso di Milano

Spostandosi in Lombardia, hanno in cantiere healing gardens anche l’Ospedale Niguarda e il nuovo Policlinico di Milano.

Al Niguarda, pur esistendo già un giardino terrazzato, creato presso la divisione oncologica Falck, con alberi da frutto e arredi colorati a disposizione di pazienti, medici e familiari, nasceranno giardini della salute rivolti ai bambini e ai ragazzi della neuropsichiatria, con la possibilità di prendersi cura delle piante, e ai pazienti con malattie croniche in fase avanzata ricoverate presso l’hospice, che in questi luoghi verdi potranno stare in compagnia.

Il progetto del Policlinico, invece, il più grande edificio costruito negli ultimi cento anni nel centro storico della città, prevede un giardino pensile di circa settemila metri quadrati, che vedrà la luce alla fine del 2024. «Nascerà sul tetto del building principale e sarà fruibile direttamente dai pazienti, ma anche osservabile dalle stanze di degenza negli edifici laterali adiacenti», ha raccontato Giovanni La Varra, tra gli architetti, insieme a Stefano Boeri e Gianandrea Barreca, firmatari del progetto.

A fine 2024 sorgerà nel centro di Milano il Nuovo Policlinico, con un giardino pensile di circa settemila metri quadrati.«Ci saranno percorsi di riabilitazione, aree protette per i bambini, un piccolo recinto per la pet therapy, boschetti, piante officinali da coltivare e zone per la meditazione e lo yoga». Usare tetti, terrazze o seminterrati per restituire parte di quella terra e vegetazione sacrificate per la costruzione degli ospedali è uno degli obiettivi che guida l’ideazione degli healing gardens, piccoli polmoni verdi tra gli edifici cittadini e soprattutto oasi di conforto tra corridoi asettici e stanze grigie.

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